ORIGINI DELLA CITTÀ
Il territorio di Bisceglie fu abitato sin da epoche remote. Nel paleolitico le grotte presenti nel territorio furono abitate da una popolazione di stirpe mediterranea. Ne dimostrano la presenza e l'attività umana le numerose pietre scheggiate (armi e utensili), i resti di animali di specie estinte (leone cavernicolo, orso delle caverne, buoi e cavalli primigeni), i resti di animali di specie remote (rinoceronte, iena, cervo) ed il femore umano curvo attribuibile all'uomo diNeanderthal rinvenuto nella grotta di Santa Croce e attualmente conservato nel museo archeologico nazionale di Taranto. Nella grotta dello zembro, invece, furono ritrovati alcuni resti di ceramica del periodo neolitico. Nell'età del bronzo vennero costruiti nell'agro di Bisceglie, dalle primitive genti che quì vi abitavano, imponenti sepolcri - altari denominati dolmen. I più interessanti per qualità sono: il dolmen della Chianca(dal termine dialettale chienghe, lastrone di pietra), il dolmen di Albarosa e il dolmen della masseria Frisari.
IL PERIODO GRECO - ROMANO E L'ALTO MEDIOEVO
Quando la parte centrale della Puglia venne occupata dai Peuceti, secondo ipotesi non sostenute da sufficienti prove archeologiche, l'area del pulo di Molfetta e la contrada di Navarino, nel territorio di Bisceglie, furono sede di coloni greci che avrebbero lasciato le loro terre natìe di Pylos e Nabàrinon in Grecia, da cui sarebbero derivati i toponimi. Nel III sec. successivo alla guerra di Pirro, il territorio cadde sotto il dominio di Roma, e pur solcato da nuove strade continuò ad essere una zona di transito e un locus di scarsa importanza. A tal proposito è utile ricordare la presenza di una pietra miliare di epoca romana disposta nei giardini di piazza Vittorio Emanuele II in prossimità della strada nazionale. Alla caduta dell'impero romano l'agro biscegliese era caratterizzato dalla presenza di piccoli grumi di case circondate da alti muri e spesso contigue a tempietti religiosi. Di questi caseggiati, detti casali, vengono annoverati per importanza storica i seguenti: il casale di Giano risalente all'età romana e la contigua chiesa di Santa Maria di Giano, il casale di Pacciano, il casale di Sagina, ed il casale di Zappino. Dai primi anni del 600 e fino all'800 il territorio bisceglliese rimase sotto il Gastaldato Longobardo di Canosa. Verso il 700 il casale di Giano, antico luogo di culto pagano, divenne sede di un ricco monastero; mentre nel 789 alcune case del casale di Pacciano furono cedute al celebre monastero di Santa Sofia. In questo contesto vi era un luogo, lungo la costa, aspro e denso di vegetazione, che costituiva un buon riparo per le imbarcazioni, e che fu denominato dagli abitanti Vescègghie, dal nome delle quercie selvatiche diffuse tutt'intorno. Questo luogo fu il naturale sbocco al mare di quei contadini che lentamente si avviarono ad una modesta attività marinaresca. Sorse così un piccolo borgo marinaro denominato Vescègghie, coevo alla costituzione di altri borghi di origine longobarda come Giovinazzo sulla costa Adriatica e Terlizzi, nell'entroterra. Dall'800 il territorio venne assoggettato al gastaldato longobardo di Trani, in quel periodo fiorente città adriatica. Successivamente, per circa un trentennio, la terra di Bari fu tenuta dai Saraceni, per poi passare ai Longobardi ed ai Bizantini.
IL PERIODO NORMANNO - SVEVO E ANGIOINO
Verso l'anno 1000 sbarcarono sulla costa adriatica i Normanni. Nel 1042 Roberto il Guiscardo assegnò Trani ed il suo circondario al suo vassallo Pietro di Trani, che divenne conte di Trani e ne rimase possessore fino al 1060. Egli, sotto le richieste di protezione delle genti dei casali, avviò i lavori di costruzione a difesa di alcune case che si erano addensate in prossimità del mare. Nel 1060 il nucleo più antico della città, cinto da mura, venne dotato di una imponente torre di guardia detta torre maestra. In quest'epoca venne introdotto il culto dei Santi Mauro, Sergio e Pantaleone che divennero i nuovi protettori di Bisceglie. Nel 1063 venne istituita da Papa Alessandro II lacattedra vescovile di Bisceglie. In quel periodo furono avviati i lavori per la costruzione della cattedrale. Nel 1071 Roberto il Guiscardo riassegnò Bisceglie a Pietro II conte di Trani. Successivamente, nel 1167 Il vescovo Amando ordinò la traslazione delle sacre reliquie, custodite fino ad allora in un sepolcro nel casale di Sagina, nelle mura cittadine dove erano stati ultimati i lavori della costruenda cattedrale. Tra le attività del nascente insediamento urbano fu importante quella marinaresca in proficui commerci con la costa dalmata e albanese, e con le isole dell'Egeo e con l'isola di Cipro. Successivamente, l'imperatore Federico II ordinò la costruzione di un castello contiguo alla torre maestra. Inoltre, gli svevi munirono l'intero territorio di torri di guardia. Alcuni esemplari sopravvissuti sono rintracciabili nella torre Gavetino, nella torre di Sant'Antonio e nella torre di Zappino. Sotto gli Angioini Bisceglie entrò nel feudo dei conti di Montfort. Nel 1324 passò ad Amelio del Balzo e successivamente, nel 1326, a Roberto d'Angiò figlio del re Carlo d'Angiò e di Filippo suo fratello. Nonostante il periodo di vivacità commerciale con i porti dell'Adriatico e non solo, la nascente città si trovò al centro di intricate e sanguinose lotte che dilaniarono la Puglia sotto Giovanna I. Nel 1360 Giacomo del Balzo divenne conte di Bisceglie. Nel periodo compreso fra il 1381 e il 1405 fu conte di Bisceglie Raimondo Orsini del Balzo. Nel settembre del 1384 il pretendente al trono Luigi I d'Angiò, fratello del re di Francia, e Carlo di Durazzo si scontrarono con una lunga guerriglia e nella notte del 13 settembre i durazzesi varcarono le mura e saccheggiarono Bisceglie. In questa circostanza Luigi I d'Angiò venne ferito e morì dopo qualche giorno, il 20 settembre. Dal 1405 al 1414 tenne la contea il re Ladislao I di Napoli, che venne affidata per meriti militari a Lorenzo Cotignola. In questo periodo la regina Giovanna II di Napoliconcesse a Bisceglie alcuni privilegi, tra i quali la facoltà di armare galee nel proprio arsenale.
IL PERIODO ARAGONESE, AUSTRIACO E BORBONICO
Nell'anno 1442 la crisi politica interna al regno di Napoli consentì ad Alfonso V d'Aragona di conquistare il potere, dopo aver cacciato gli angioini dal regno. Passata agli aragonesi, Bisceglie divenne feudo di Giovanni Antonio del Balzo, che non mancò ad una rapida congiura contro il re facendo leva su Giovanni d'Angiò, duca di Calabria. Questi rinunciò alla scalata e firmò la pace con Ferdinando d'Aragona il 13 ottobre 1462. Con la "pace di Bisceglie" furono confermati con gli stessi titoli i privilegi a tutte le città ed i castelli che Giovanni Antonio del Balzo possedeva prima della guerra, purché egli restasse fedele al sovrano. Dopo il 1485 il feudo biscegliese passò, sotto il titolo di marchesato, a Federico d'Aragona, futuro re di Napoli. In questo periodo, dopo il saccheggio di Otranto e le numerose minacce dei turchi, si rese necessario abbattere la vecchia cinta muraria normanna e sostituirla con una più moderna. Alla fine del secolo la città si presentava adeguatamente fortificata e idonea a sostenere la guerra moderna con le armi da fuoco. Il 20 maggio del 1498 in Vaticano venne data lettura delle tavole nuziali per il matrimonio fra Lucrezia Borgia, figlia del Papa Alessandro VI, e Alfonso d'Aragona, nipote di Federico re di Napoli. Alfonso d'Aragona portò in dote Bisceglie che, unita a Corato, costituì il ducato di Bisceglie e Corato. Un mese dopo ebbe luogo il matrimonio a Roma che ebbe vita breve e funesta. Dal matrimonio nacque Rodrigo d'Aragona che, dopo l'assasinio di suo padre, fu insignito dell'appellativo di duca di Bisceglie e Sermoneta e signore di Corato. Dopo la prematura morte di Rodrigo, nel 1513 Bisceglie, versando al re di Napoli 13000 ducati, si riscattò. Il re concesse la facoltà di armare galee e di difendersi con proprie milizie, già antico privilegio della cittadina. Ottenuti tali privilegi il borgo ed il suo territorio prosperarono per molti anni finché il principe Filiberto di Chalons, vicerè di Napoli, non affidò il feudo al nobile spagnolo Luigi Ram. Nel 1532 i deputati locali ottennero da Carlo V il riconoscimento di Bisceglie a città demaniale. A seguito delle continue controversie tra il Comune e il Vescovo, nel 1569vennero consegnati al Comune i "capitoli municipali" (ordinamenti amministrativi) che dureranno ininterrottamente fino all'ottobre del 1806. Le attività economiche erano vivaci, i commerci si svolgevano via mare e via terra con i paesi interni della Puglia, della Basilicata e con il beneventano. Si importava ferro, legno, lana e cuoio. Si esportava frutta, ortaggi, mandorle e soprattutto olio d'oliva. Due erano le fiere che si svolgevano durante l'anno: una a gennaio in occasione di Sant'Antonio abate, primo protettore di Bisceglie, l'altra a luglio alla festa dei tre Santi protettori Mauro, Sergio e Pantaleone. Verso la fine del '600 la vita cittadina fu influenzata dalla presenza del vescovo Pompeo Sarnelli che occupò la cattedra biscegliese dal 1692 al 1724. La guerra di successione spagnola portò gli austriaci nel regno di Napoli, dal 1714 al 1738. Successivamente, con il governo dei Borboni di Spagna, che durò ininterrotamente dal 1738 al 1860 (eccetto il brevissimo periodo napoleonico), la città che contava quasi 6000 abitanti, venne assoggettata ad una pressione fiscale gravosa ed insostenibile. Positivo si rivelò l'intervento dei Borboni rispetto alla risistemazione del porto, ai traffici marittimi ed all'igiene nella città, flagellata in questo periodo dalla peste. L'economia cittadina si basava su: agricoltura, pesca e commercio dei prodotti del suolo. Quando nel 1799 le truppe napoleoniche invasero il Regno di Napoli, Bisceglie aprì le porte ai francesi inneggiando alla libertà. Dopo l'occupazione di Bisceglie da parte dei francesi, in città si sparse la voce di un imminente sbarco di navi russe e turche per contrastare l'avanzata dei soldati napoleonici; tuttavia la minaccia risultò infondata anche se in città si ammassarono truppe francesi e italiane. Dopo alcuni giorni, 1400 russi sbarcarono nel porto di Bisceglie e la occuparono riconsegnandola ai Borboni.
IL RISORGIMENTO
Durante il Risorgimento Bisceglie fu un vivace centro di cospirazione, contando tra i nobili e il popolo circa 500 affiliati alla Carboneria. Durante i moti del 1820-1821 ebbe luogo nel palazzo Tupputi un'importante "dieta delle Puglie", in cui fu proclamata la Costituzione e ne vennero fissati gli Statuti in dieci articoli (5 luglio 1820). Nobile figura di questi anni fu Ottavio Tupputi, il maggiore patriota biscegliese. Egli per ben due volte venne condannato a morte; partecipò anche come generale alla disastrosa campagna napoleonica di Russia. In suo onore fu eretto nel 1911 un busto bronzeo in Piazza Margherita. Intanto, cominciavano a circolare in alcuni ambienti le idee mazziniane ed il pensiero socialista, in cui si collegavano gli ideali di indipendenza nazionale, e le aspirazioni di riscatto sociale e politico delle masse contadine. In questo quadro politico si distinse il patriota biscegliese Francesco Favuzzi, che nel 1857 aderì all'iniziativa meridionale organizzata da Carlo Pisacane (patriota), e con altri patrioti raggiunse via mare Sapri, nel golfo di Salerno, per provocare una rivoluzione popolare. Qualche anno dopo, nel 1860, il biscegliese Francesco Calò partecipò alla spedizione dei Mille arruolandosi con il grado di maggiore nell'esercito garibaldino. Nel 1860 Bisceglie, insieme ad altre città vicine, istituì una "Giunta di Insurrezione" al fine di sostenere i Garibaldini e il 21 ottobre 1860 si tenne un referendum nel locale monastero di Santa Croce: la maggioranza dei votanti si espresse a favore dell'annessione. Il primo deputato al Parlamento Italiano eletto nel collegio di Molfetta fu Ottavio Tupputi.
DALL'UNITÀ D'ITALIA AI GIORNI NOSTRI
Il periodo pre-unitario si rivelò interessante sul piano dell'economia derivante dai traffici marittimi. I mercanti biscegliesi avevano stabilito solide relazioni commerciali con i porti della Dalmazia, dell'Egeo e del mar Nero. Sin dal 1860 si stabilì a KerÄ, in Crimea, una piccola comunità di biscegliesi che vivevano di commerci transfrontalieri. Nel 1864 l'apertura del tronco ferroviario Foggia-Barletta-Bari diede grande impulso all'economia locale e il 9 novembre del 1872 fu inaugurato il Teatro Garibaldi dopo dieci anni di lavori, e ben presto il teatro divenne il centro della vita mondana biscegliese. La tradizione liberale risorgimentale si tradusse a Bisceglie in una vivace vita politica, dalla quale emerse il sindaco Giulio Frisari, capo della sinistra democratica parlamentare pugliese e della "Società Operaia di Mutuo Soccorso"; non mancarono in questo periodo vivaci scontri verbali e violenti scontri fisici. Allo scoppio della prima guerra mondiale numerosi giovani biscegliesi partirono per il fronte e a fine guerra furono 430 i caduti (con numerosi feriti e mutilati). Il 2 agosto 1916 Bisceglie conobbe da vicino la guerra, infatti alcune cannonate navali austriache causarono diversi danni materiali ma nessuna vittima; tuttavia ancora oggi è possibile riconoscere sulla facciata di Palazzo Albrizio (accanto a Palazzo Ammazzalorsa, di fronte al porto) un segno di una cannonata austriaca risalente proprio a quell'evento. Durante la guerra si distinse il generale d'artiglieria, originario di Bisceglie, Beniamino Simone. Il 5 ottobre 1924 fu inaugurato in piazza Vittorio Emanuele II un obelisco per commemorare i caduti biscegliesi nel primo conflitto mondiale. Nel 1920, a seguito delle adesioni alla politica fascista, fu aperta una sezione del fascio nel palazzo Logoluso. Nell'inverno 1940-1941, durante il conflitto italo-greco, Benito Mussolini fissò la sua residenza a Bisceglie nella Villa Angelica mentre il quartier generale alloggiò nella Villa Ciardi. Nel 1943 i tedeschi precipitosamente si ritirarono da tutto il sud Italia e poco dopo Bisceglie fu occupata dagli anglo-americani. Il travagliato passaggio dal fascismo alla repubblica trovò in Vincenzo Calace uno dei maggiori politici antifascisti e sostenitori della democrazia. Al termine della seconda guerra mondiale si contarono circa 300 caduti biscegliesi, molti invalidi e anche alcuni dispersi. Le prime elezioni comunali del secondo dopoguerra, che registrarono il maggiore suffragio, alla Democrazia Cristiana, segnarono il successo personale del sindaco Umberto Paternostro, che guidò la città nella ripresa dalla paralisi prodotta dalla guerra. Questo periodo fu caratterizzato da una considerevole e significativa attività nel settore delle opere pubbliche. Tra gli anni cinquanta e sessanta Bisceglie conobbe una fervida attività economica, alimentata dall'agricoltura, dalla pesca, e da un fiorente commercio di prodotti ortofrutticoli in Italia e all'estero. La vita cittadina fu anche caratterizzata da una vivace attività culturale. Attualmente l'economia biscegliese si fonda soprattutto sulla piccola industria manifatturiera (in particolar modo nel settore tessile delle confezioni, dei frantoi oleari e dell'industria per la lavorazione della pietra), sul commercio e sull'agricoltura. Significative risultano le produzioni agricole delle olive per la produzione di olio di oliva, dell'uva da tavola, delle ciliege e della tipica ciliegia biscegliese.
Pagina aggiornata il 11/06/2025