Nell'ambito del folcore pugliese, le tradizioni di Bisceglie costituiscono un patrimonio di consuetudini, atteggiamenti, comportamenti, rituali religiosi, canti e racconti, tipici del mondo contadino – marinaro meridionale. L'antica tradizione del teatro a Bisceglie, che vantava già nel regno di Napoli uno dei più grandi teatri detto la “polveriera”, trova testimonianza anche in una maschera da non dimenticare: Don Pancrazio Cucuzziello. Successivamente, vengono passate in rassegna le feste dell'anno e le due principali feste patronali, veri e propri eventi: la festa dei tre Santi e quella dell'Addolorata.
Le feste durante l'anno
ella tradizione biscegliese, la sera di San Silvestro è consueto attendere la mezzanotte in famiglia, giocando a tombola o a carte. Fino ai primi del Novecento, qualche minuto prima della mezzanotte in famiglia era tipico vestire due ragazzi, uno da vecchio con gobba, barba e bastone, e l'altro da adolescente che sventolava una bandierina. All'Epifania, oltre allo scambio di regali, è tradizione mangiare fichi secchi e pèttue, frittelle imbevute di vin cotto. Il carnevale inizia il giorno di Sant'Antonio abate, che corrisponde con il 17 gennaio. Un tempo era annunciato da alcune donne che, con tamburelli e trombe, facevano baldoria fra le vie della città. Durante i giorni di festa, le maschere dopo aver girovagato per le strade, da parenti e amici, si radunavano presso il Palazzuolo. Oggi, questa tradizione è lasciata solo ai bambini. Pittoreschi erano i carri in corteo, costruiti ed addobbati dai pazienti e dal personale dell'ospedale psichiatrico “Casa della Divina Provvidenza”, fino all'inizio degli anni novanta. Durante il carnevale si usava mangiare, nel primo e negli ultimi giorni, re pèttue. L'ultimo giorno era e rimane di rito mangiare u cùcue de carnevòle. Il ciclo delle feste pasquali si apre con la domenica delle Palme. All'alba i contadini, tornati dai campi, portano fasci di rami d'olivo in chiesa per farli benedire durante la messa dal sacerdote. Questi ramoscelli, divenuti sacri, sono portati in casa o donati e si conservano per tutto l'anno. I riti della Pasqua si svolgono secondo forme di antica tradizione, tipicamente locali. Dal pomeriggio del giovedì fino al sabato, la chiesa è in lutto. In questo periodo non vengono suonate le campane. In passato le campane erano sostituite dalla terròzzue (nota, Raganella, strumento di legno con ruota dentata che strisciando su una lamiera provoca un suono stridente). Il giovedì santo, nelle chiese gli altari vengono addobbati con fiori e luci. Il giovedì sera si fanno i sepolcri. La gente visita gli altari addobbati, considerati come il Sepolcro di Cristo. Nelle prime ore del venerdì santo, la gente raggiunge piazza Vittorio Emanuele II e si riversa in prossimità del Palazzuolo per assistere al tradizionale incontro, una sacra rappresentazione tra l'immagine dell'Addolorata e quella del Cristo che porta la croce. Le due statue, portate a spalla e accompagnate da marce funebri, si incontrano al Calvario. Nel tardo pomeriggio si svolgono le processioni dei Misteri, statue lignee del Settecento raffiguranti i momenti della passione di Cristo, che partendo da chiese diverse confluiscono tutte in un'unica processione, intorno al Palazzuolo. I cortei sono seguiti dalle Confraternite, i cui membri indossano particolari abiti di origine medioevale, e recano nella mano destra un cero acceso. L'ultimo corteo è quello del Cristo morto in la catène, venerato nella chiesa di San Matteo. La messa di Resurrezione viene celebrata nella tarda serata del sabato. La Pasqua ha un'appendice festiva nel lunedì dell'Angelo che assume la denominazione biscegliese di lunedì del Pantano, perché in passato la gente si recava a trascorrere la pasquetta nella zona del Pantano, un'amena località, oggi riserva naturale, fra Bisceglie e Molfetta. Le fiere campestri e rionali che si svolgono subito dopo la Pasqua fino alla Pentecoste sono: la fiera di Zappino e quella successiva di Giano (entrambe si tengono nei rispettivi casali medioevali), seguono le fiere delle chiese di San Lorenzo, Sant'Agostino, di Santa Maria della Misericordia, della Madonna di Passavia e di Sant'Adoeno. Il giorno dei defunti il cimitero si popola di gente che si aggira tra le tombe adorne di lumi, ceri e fiori. Anticamente vi era l'usanza di lasciare un cero acceso nel caminetto con la tavola apparecchiata, con i resti della cena. Secondo un'antica credenza popolare, i defunti portano ai bambini dei regali, detti l'èneme de le móurte, che ricevono in una calza appesa al letto. Il cibo tradizionale di questo giorno è la cólve (u farne de re cóutte). Alla vigilia della festa dell'Immacolata si prepara la cena tradizionale, consistente in un piatto di rape, baccalà fritto e nel gustoso calzone. Fino alla metà del 1980 erano preparati ed accesi, per devozione, dei grandi falò, detti fami.
La festa dei tre Santi
La festa patronale si svolge in tre giorni verso la seconda domenica di agosto nelle forme che si tramandano ormai da diversi secoli. Questa festa ha le radici nella "Traslazione dei Santi" dal casale di Sagina, ubicato nell'agro, all'interno delle mura, nel borgo marinaro. In passato si svolgeva il 30 luglio, giorno in cui attualmente la gente si reca nella concattedrale per visitare le sacre reliquie. La festa ha inizio il sabato mattina. Alle otto, il segnale prolungato della sirena della torre maestra e il suono delle campane di tutte le chiese, uniti agli scoppi di bombe a salve, aprono i festeggiamenti. Sempre il sabato mattina, gira per le vie della città u tamburre, una bassa banda[30] costituita da alcuni suonatori di piatti, di tamburi, uno di flauto e da uno di grancassa, che suonano alcune marce. Il sabato sera la gente si riversa nel Palazzuolo, centro della festa, dove tra l'altro viene organizzato anche un mercato con bancarelle di ogni genere. Il palazzuolo, via Marconi, via cardinale dell'Olio ed altre vie in prossimità del duomo, vengono addobbate con particolari luminarie. Sulla facciata del Teatro Garibaldi, viene eretto un altare ornato di luminarie, drappi e fiori in cui viene inserita una immagine dei Santi Patroni, detta “il quadro”. Al centro del Palazzuolo viene disposta una cassa armonica, intorno a cui la gente ascolta la musica eseguita dalle varie bande che si susseguono. La domenica, alle dieci, la gente si riversa nella concattedrale dove si trovano esposte ai fedeli le statue dei Tre Santi. Alle ore venti, dopo lo scoppio dei fuochi pirotecnici, ha inizio la solenne processione dei Tre Santi. Aprono il corteo i devoti, le congreghe delle parrocchie ed il vescovo in pompa magna. Seguono le statue dei Santi, rivestite in oro e argento, portate a spalla dai confratelli dell'antica congregazione dei Santi. Dietro il baldacchino avanzano le autorità e le bande musicali. Al rientro della processione, verso la mezzanotte, la gente si assiepa sulla muraglia e lungo tutto il porto per assistere ai fuochi pirotecnicilanciati dal nuovo molo. La festa riprende il lunedì, quando un gruppo di fedeli seguìto dalle bande musicali accompagnano in cattedrale il “quadro” dei Santi. La chiusura della festa viene celebrata con i fuochi pirotecnici lanciati dal bacino portuale.
La festa dell'Addolorata
Nella concattedrale è venerata come compatrona della città l'Addolorata, la cui festa ha luogo nella seconda decade di settembre. Anche questi festeggiamenti iniziano il sabato, con le stesse modalità con cui si svolge la festa dei tre Santi, e si concludono il lunedì sera a tarda ora. Le bancarelle, le luminarie ed i fuochi pirotecnici riportano la gente nel clima della festa dei Santi. Presso il teatro Garibaldi viene ornato un altare circondato da luminarie, drappi e fiori, in cui viene posta il sabato sera l'immagine della Madonna. La processione, lunga e solenne, accompagna la statua dellaMèmme du paése, vestita di nero e col cuore trafitto da sette spade. Segue la statua la congrega dell'Addolorata e la folla dei fedeli. Le donne indossano un abito nero e portano ceri di varia grandezza. Nella tradizione, le donne che hanno ricevuto delle "grazie" fanno voto alla Madonna portando i capelli sciolti e i piedi nudi per tutto il periodo festivo.
Pagina aggiornata il 11/06/2025